Ero solo come un ombrello su una macchina da cucire. Dalle pendici dei monti Iblei, a settentrione, ho percorso il cammino, arrampicandomi per universi e mondi, con atti di pensiero e umori cerebrali. L’abisso non mi chiama, sto sul ciglio come un cespuglio: quieto come un insetto che si prende il sole.

da "L'ombrello e la macchina da cucire", F.Battiato

giovedì 7 aprile 2011

"Una volta questo era un gran bel paese": la libertà amara di "Easy Rider"


E' un ancora sconosciuto Jack Nicholson a rendere esplicito il duro giudizio sull'America perbenista e bigotta che è centrale nell'intero film Easy Rider. Poco più tardi, il personaggio da lui interpretato sarà pestato a sangue e ucciso proprio da uomini come coloro di cui parla in questo monologo, come quanti, sul finire degli anni Sessanta, non accettavano la protesta pacifica dei giovani hippies e avevano paura della loro libertà.
E' un film molto amaro, Easy Rider. La trama è semplice: due mototoclisti, interpretati dal compianto Dennis Hopper e da Peter Fonda, partono da Los Angeles per raggiungere New Orleans, in Louisiana, per il Martedì grasso. Ma il loro viaggio diverrà un'immersione nel cuore nero d'America, in quell'America profonda da sempre reazionaria e ostile ad ogni mutamento e, al contempo, esso sarà un'affermazione di libertà, di una libertà totale che bene sembra accompagnarsi agli immensi spazi aperti che Billy (Hopper) e Capitan America(Fonda) attraversano in moto e al rock che costantemente commenta il loro vagare.
I protagonisti del film sono figli di Kerouac, certo, di quella Beat Generation che per prima aveva reso l'errare senza meta il più grande atto di ribellione contro una società, quella americana, i cui unici valori sono il lavoro e il successo personale, ma la vera ispirazione per il film viene da altro. Da un film uscito negli States come The Easy Life e che era stato girato da Dino Risi nel 1962. 
Il sorpasso è infatti il modello cui si ispirerà Hopper per Easy Rider e non è difficile cogliere le affinità tra il viaggio di Vittorio Gassman e di Jean Louis Trintignant attraverso l'Italia del boom economico e il vagare libero di Billy e Captain America.
Oltre al valore storico e di denuncia del film, c'è però una cosa che resta in testa una volta che si è finito di vedere Easy Rider ed è la colonna sonora. Da essa è tratto il brano che segue: Born to be wild.

Nessun commento:

Posta un commento